Quando Nou Virak, un agricoltore cambogiano, aveva realizzato il suo primo vino fatto da uve selvatiche cresciute nella foresta locale, i suoi vicini avevano pensato che fosse impazzito. Ora, al contrario, le sue bottiglie sono vendute a migliaia.
15-11-2013
Un appassionato di vino sul Mekong
Quando Nou Virak, un agricoltore cambogiano, aveva realizzato il suo primo vino fatto da uve selvatiche cresciute nella foresta locale, i suoi vicini avevano pensato che fosse impazzito.
Ora, al contrario, le sue bottiglie sono vendute a migliaia.
E' questa, in estrema sintesi, la storia di un imprenditore del distretto di Pursat Krakor, una zona che si trova sulla riva meridionale del lago Tonle Sap, più celebre per il suo pesce essiccato che per le vigne.
Ma invece di fermentare il pesce, l'imprenditore divenuto celebre ha raccolto uva selvatica delle foreste per produrre vini locali.
Agrodolce e con una leggera sfumatura, questo vino non farà girare la testa agli intenditori presto ma ha portato la squadra di tre persone che lavorano con Nou Virak ad imbottigliare e vendere oltre 20.000 bottiglie lo scorso anno.
La Wild Grapes Association, che vende vino biologico certificato dall'organismo cambogiano cambogiano Organic Agriculture Association in tre negozi di Phnom Penh, è stato avviato nel 2003 ed ha sede in un unico capannone circondato da risaie appena fuori dall'autostrada 5.
Tutto è iniziato, come sostenuto dai protagonisti, come un sogno temerario tra lo zimbello dei vicini; molti, infatti, pensavano ad un eccesso di follia viste le forti spese affrontate per l'acquisto dell'uva necessaria alla realizzazione del prodotto finale.
Ma Mr.Virak, al contrario, sapeva bene ciò che stava facendo alla luce degli otto anni trascorsi da autodidatta per imparare l'elaborato ed impegnativo processo.
L'uva selvatica cresce naturalmente nella zona Pursat ma raramente viene consumata a causa della consistenza e del suo sapore sgradevole; in effetti il suo uso più comune è quello di essere utilizzata per i giochi dei bambini. Gli acini sono infatti difficili da mangiare per via dei semi grandi, della buccia spessa e della sensazione di prurito che si prova dopo averla ingerita.
Nonostante tutto, però, Mr.Virak aveva deciso di realizzare le prime vinificazioni per capitalizzare una risorsa inutilizzata oltre che per mettere a frutto la sua esperienza, conseguita grazie allo studio dell'agricoltura in Thailandia.