"La distruzione della Cambogia da parte degli Stati Uniti"
Autore: Chomsky Noam, Herman S. Edward - Argomento: Fase 1
Negli anni settanta pochi paesi hanno sofferto come la Cambogia. Il "decennio del genocidio", consta di tre fasi, le cui terribili conseguenze interessano un arco temporale che giunge fino ai nostri giorni. Qui è analizzata la prima fase.
"Fase 1: dal 1969 all'Aprile 1975, bombardamenti americani, la cui intensità non ha nessun precedente storico ed una guerra civile sostenuta dagli Stati Uniti avevano lasciato il Paese in rovina. Sebbene il Congresso nell'Agosto 1973 avesse deliberato di porre fine ai bombardamenti, la partecipazione del governo americano al massacro era continuata fino alla vittoria dei khmer rossi nell'Aprile 1975."[…]
"Il 18 Marzo 1969 avevano avuto inizio i ben noti "bombardamenti segreti". Una settimana più tardi, il 26, il governo cambogiano aveva condannato pubblicamente i «bombardamenti quasi quotidiani della popolazione cambogiana delle regioni di confine», causa di un gran numero di morti e distruzione, aveva protestato che tali attacchi colpivano pacifici contadini cambogiani ed aveva chiesto che «questi atti criminali di ostilità fossero immediatamente e definitivamente sospesi ». Il 28 Marzo il principe Sihanouk aveva convocato una conferenza stampa in cui aveva negato enfaticamente la notizia, circolata negli Stati Uniti, secondo cui egli non si sarebbe opposto ai bombardamenti americani di obiettivi comunisti all'interno delle frontiere cambogiane. «Vittime delle bombe americane » aveva detto « sono state persone inermi e innocenti ; l'ultima incursione in particolare, ha colpito i contadini khmer, colpendo soprattutto donne e bambini ». Aveva poi concluso lanciando un appello alla stampa internazionale: «Vi chiedo risolutamente di divulgare all'estero questa chiara presa di posizione della Cambogia: noi ci opporremo in ogni caso ai bombardamenti sul territorio cambogiano, quale che ne sia il pretesto» (Bombing in Cambogia, Hearings before the committee of Armed Services, U.S. Senate, 93d Cong. 1° sess., Luglio/Agosto 1973, pagg. 158-160). Non sorprenderà che l'appello sia rimasto inascoltato. Anzi, le notizie di tutti questi eventi a tutt'oggi non sono mai approdate alla stampa. Unica eccezione, la letteratura dissidente." […]
"Nel Maggio 1969, William Beecher aveva informato di incursioni di B-52 su «depositi di munizioni e campi base di vietcong e nordvietnamiti in Cambogia», citando fonti americane. Ed ignorando gli appelli di Sihanouk e la sua protesta per l'uccisione dei contadini khmer, soprattutto donne e bambini, sia pure non per gli attacchi alle basi militari vietnamite, aveva affermato che «la Cambogia non ha fatto nessuna protesta». Aveva commentò inoltre che, «in passato forze americane e sudvietnamite a volte avevano sparato oltre il confine, chiamando anche in appoggio caccia ed elicotteri ad armamento pesante per rispondere al fuoco proveniente da unità nemiche di stanza in quelle zone», ma ignora il fatto un pò più importante che l'aviazione americana e l'esercito americano-sudvietnamita-sudcoreano, come testimoniato dal governo "amico" della Cambogia, avevano attaccato villaggi cambogiani. Il titolo di questo articolo recita falsamente: "Incursioni americane in Cambogia. Nessuna protesta".
L'articolo di Beecher aveva creato costernazione a Washington, ponendo le premesse della prima fase di quello che sarebbe diventato lo scandalo Watergate. « E' davvero sorprendente che l'articolo di Beecher, l'unico a dare queste informazioni e per di più in modo inadeguato, venga ora portato come prova a sostegno della tesi che la stampa in questo periodo, a dispetto dei crimini di Richard Nixon, ha fatto fronte onorevolmente al proprio compito».( William Beecher, New York Times, 9 Maggio 1969; PEHR, cit., II.6, pagg. 271, 289, 383).” […] "Come nel Laos, l'intensificazione della guerra era risultata in larga misura invisibile ai media. Passando in rassegna le pubblicazioni della stampa nazionale in un periodo di cinque mesi dall'inizio del 1972, Elterman aveva scoperto che «nell'indicare le vittime della guerra, New York Times e Time tenevano conto soltanto dei militari caduti in azioni belliche e quasi sempre solo in relazione al Vietnam, Paese del quale, peraltro, ignoravano le morti di civili e i profughi. [...]
Durante l'inverno e la primavera del 1972, la guerre della Cambogia e del Laos era stata ignorata ancora più del solito. In compenso nei servizi sulla guerra di Indocina si diede uno spazio maggiore all'offensiva nordvietnamita nel Vietnam del Sud e bombardamenti statunitensi di Hanoi e di Haiphong. Nella prima metà del 1972, Time aveva dato maggiore spazio alle vittime civili dell'Irlanda del Nord che a quelle della guerra di Indocina»(Elterman, State-Media-Ideological Hegemony, cit., pagg.335 e segg.) "All'inizio del 1973 i bombardamenti americani aveva raggiunto un'intensità tale da autorizzare a parlare di genocidio, come aveva fatto del resto la Commissione di inchiesta finlandese. Nel periodo di cinque mesi seguìto alla firma degli accordi di Parigi, il numero dei bombardamenti era stato pari a quello di tutti e tre gli anni precedenti e si era mantenuto a questo livello finché in Agosto il Congresso non ne aveva imposto la sospensione, anche se i cannoneggiamenti ed i lanci di granate sui villaggi di campagna da parte dell'esercito del regime erano continuati intensamente fino alla fine della guerra con l'appoggio, la guida e le munizioni degli Stati Uniti. Oltre un milione di profughi aveva lasciato Phnom Penh, che era diventata una specie di città degli orrori, mentre la campagna era completamente distrutta. Durante questo periodo le vicende della Cambogia erano stata ampiamente trattate dai media e non si può dire che la stampa abbia lesinato le informazioni su ciò che stava accadendo nelle regioni sottoposte alle atrocità dell'aviazione americana. Non occorreva imbarcarsi in una difficile spedizione ai confini tra Thailandia e Cambogia per trovare profughi disposti a raccontare quello che sapevano; ma le vittime della fase 1 del decennio del genocidio, accalcate nei bassifondi di Phnorn Penh o di altre città o villaggi a cui erano approdate, non erano più interessanti di quelle che vivevano nei miserabili accampamenti della periferia di Vientiane a meno che non avessero da raccontare qualche storia di terrorismo da parte degli insorti cambogiani (i vietnamiti, infatti, ormai da tempo non erano più alla ribalta). Padre Ponchaud, che aveva vissuto in mezzo ai contadini e seguito con intensa simpatia la loro sorte, non ha scritto né libri né articoli, ma, quando era giunto il momento ci aveva informato delle atrocità dei khmer rossi. Lo stesso era accaduto con molti altri che, in seguito, avrebbero dato voce alla loro accorata partecipazione alle sofferenze dei cambogiani vittime del terrorismo dei khmer rossi. Nessuno, invece, aveva cercato di indagare sulle condizioni della popolazione rurale durante la fase 1 del genocidio e di divulgare i risultati del proprio lavoro; eppure uno sforzo in questo senso avrebbe potuto influire in modo decisivo sui programmi di distruzione della Cambogia" .
Watergate, COINTELPRO, Cambogia: un'analisi sui media di Noam Chomsky
Noam Chomsky ha sottolineato l'ambiguità del ruolo dei media americani nell'aver fatto esplodere lo scandalo Watergate. In particolare Chomsky afferma che esso sia una dimostrazione evidente di come gli organi di informazione di modello americano riflettano essenzialmente i punti di vista delle élite economiche e svolgano la loro funzione non discostandosi da quelle, secondo la teoria delineata nel modello di propaganda.
Esattamente in contemporanea allo scandalo, infatti, erano uscite le rivelazioni sul COINTELPRO (il programma di controspionaggio statunitense), "mille volte più significativo dello scandalo Watergate", in cui sono descritte "alcune grosse operazioni dell'FBI per compromettere le libertà politiche negli Stati Uniti durante tutte le amministrazioni a partire da Theodore Roosevelt con un incremento negli anni di Kennedy", che comprendevano l'assassinio di un leader delle Pantere Nere, Fred Hampton, e l'organizzazione di sommosse razziali per distruggere i movimenti neri; la persecuzione del movimento degli indiani d'America e di quello delle donne; quindici anni di attacchi al Partito Socialista dei Lavoratori (un partito legale) da parte dell'FBI, con furti, minacce ai suoi iscritti, ecc.. La stampa, però, non se ne era interessata e quest'enorme scandalo era passato sotto silenzio, ricevendo un'attenzione molto blanda pur essendo rivelato in tribunale ed altrove nel periodo del Watergate; nemmeno il Congresso aveva messo i fatti all'ordine del giorno.
L'unica cosa che aveva interferito con il processo del Watergate, benché marginalmente, era stata la discussione riguardo ai bombardamenti segreti della Cambogia durante la guerra del Vietnam allora in corso, "segreti solo perché la stampa non ha scritto quello che sapeva. Questi, considerati forse i più pesanti bombardamenti della storia in aree densamente abitate di una nazione contadina, avevano causato successivamente tra i sei e i settecentomila morti (su 7 milioni di abitanti) negli anni dal 1969 al 1975, con l'unico ed esplicito scopo di "destabilizzare la regione". Tuttavia il Congresso se ne era lamentato solo in quanto fino a quel momento non ne era stato informato ufficialmente e ciò configurava una grave violazione ai suoi diritti: ma anche questa circostanza non era stata considerata dopotutto così grave da essere inserita nel capo d'accusa finale.
Secondo la conclusione di Chomsky, il motivo per cui l'amministrazione Nixon aveva potuto spingersi così oltre negli affari di controspionaggio ed aggressioni militari è stata la certezza per cui «i gruppi di potere sono in grado di difendersi e secondo gli standard dei media il fatto che la loro posizione ed i loro diritti vengano minacciati costituisce scandalo. Al contrario, finché illegalità e violazione dei principi democratici colpiscono gruppi marginali e le aggressioni dell'esercito americano mietono vittime in regioni remote del mondo, l'opposizione dei media è completamente assente».
Questo illusorio senso di impunità della sua amministrazione è stato fatale quando ci si rivolse al Partito Democratico, che rappresentava potenti interessi, con solide basi nel mondo della finanza e degli affari. Con ogni probabilità lo scandalo che ne era seguito era stato invece gonfiato appositamente perché "in quegli anni tanti potenti volevano la testa di Nixon", poiché aveva abrogato il sistema di Bretton Woods, cosa che aveva pur garantito successivamente la liberalizzazione della finanza ed un sempre maggior controllo degli investitori sull'economia, ma che non era risultato gradito alle multinazionali ed alle banche internazionali che fino ad allora si erano basate su quel sistema. Da qui l'affermazione di Chomsky "Il Watergate è stato solo un pretesto", nel senso che era riuscito a far saltare la testa di Nixon e vi era riuscito senza intaccare la struttura profonda del potere economico.