Pescatori cambogiani vittime dello human trafficking. A fine Giugno oltre 200 sono stati liberati e rimpatriati dall'Indonesia dopo essere stati ridotti in schiavitù su pescherecci thailandesi.
14-07-2015
Liberati centinaia di pescatori cambogiani vittime dello human trafficking
Nel mese di Novembre 2014 il Governo dell'Indonesia aveva emesso una moratoria circa le imbarcazioni straniere con lo scopo di regolamentare un settore a dir poco caotico.
A seguito della moratoria, 97 pescatori cambogiani vittime dello human trafficking erano stati liberati ed avevano fatto ritorno nel mese di Maggio u.s. dall'isola indonesiana di Benjina dopo essere stati ridotti in schiavitù per mesi od addirittura anni.
Molti di loro hanno raccontato di essere stati indotti ad entrare in Thailandia con promesse di lavori ben pagati salvo poi trovarsi ridotti in condizioni di schiavitù sui pescherecci thailandesi.
Nella stragrande maggioranza dei casi di pescatori cambogiani vittime dello human trafficking in Thailandia si tratta di persone provenienti dalle zone rurali più povere e remote della Cambogia e prive di qualsiasi specializzazione professionale.
Come sostenuto da Counter-Trafficking in Persons Project, soltanto una formazione professionale supplementare tesa a creare o migliorare le competenze dei lavoratori in Cambogia potrà tutelarli non rendendoli vulnerabili alle forme moderne dello human trafficking.
Altri 230 pescatori cambogiani vittime dello human trafficking, provenienti dall'isola indonesiana di Ambon e rientrati a Giugno, sono stati liberati solo dopo l'intervento della Ambasciata di Cambogia a Jakarta e del Indonesia's Fisheries Ministry che avevano negoziato il loro rilascio con il PT Maribu Industries Group, società che rappresentava le imbarcazioni thailandesi sulle quali, in condizioni di schiavitù, lavoravano i pescatori cambogiani vittime dello human trafficking e poi fortunatamente liberati.
Grazie alla moratoria emessa dal Governo dell'Indonesia, centinaia di imbarcazioni capitanate da thailandesi avevano dovuto fare attracco e dopo l'indagine condotta dalla The Associated Press erano stati scoperti migliaia di casi di pescatori cambogiani vittime dello human trafficking, successivamente liberati, costretti a lavorare sui vascelli.
In molti casi era stato detto loro che avrebbero pescato in acque thailandesi mentre, subito dopo il loro imbarco, i pescatori cambogiani si erano trovati in rotta per l'Indonesia.
Ad attendere all'aeroporto di Phnom Penh i 230 pescatori cambogiani liberati, vittime dello human trafficking molto diffuso in Thailandia, vi era lo Interior Ministry Secretary of State nonchè general secretary of the National Committee to Lead the Suppression of Human Trafficking.
Grazie all'intervento dell'Ambasciata di Cambogia a Jakarta e del Governo dell'Indonesia, i 230 pescatori cambogiani liberati vittime dello human trafficking hanno potuto ottenere i loro legittimi salari oltre al volo di rientro gratuito.